Cenni storici su Bedonia

Bedonia, situata nei pressi della confluenza tra il fiume Taro e il rio Pelpirana, è adagiata in una conca dominata dal Pelpi, monte emblema del paese, a tal punto che i suoi abitanti emigranti all’estero venivano chiamati “Pelpini”.

Il primo documento storico in cui si trova citata Bedonia è la bronzea Tavola Alimentaria Traiana (112 a.C.): “Saltus praediaque Bituniae”, ovvero i terreni scoscesi (o boscaglie) e i poderi di “Bitunia”; nello stesso docu- mento sono nominate anche le frazioni di “Coelio” (Ceio), “Montes” (Monti), “Albes” (Alpe), “Lubeglia” (Live- glia). Il toponimo romano “Bitunia” (“betulla”), pare di derivazione celtica; di origine celtica sarebbero an- che molti toponimi della zona, quali “Drusco” (“Adrusiacum”), “Taro”, “Pen”.

I Celti Liguri erano gli antichi abitanti di queste zone, i quali praticavano il culto delle vette e adoravano Pen, divinità dei monti e delle foreste, da cui i termini “appennino”, “monte Penna”, “monte Penice”. Per ave- re finalmente ragione di queste genti indomite, che prestarono aiuto anche ad Annibale, i Romani decise- ro di praticare grandi tagli delle foreste, tra cui quelle del monte Penna (da cui la località “Incisa”) che con le grandi chiome offrivano l’ultimo rifugio ai nostri antichi progenitori. Una volta conquistati questi territori, e deportati circa 40.000 Liguri nel Sannio, i Romani posero un vincolo forestale sulle foreste dei nostri monti, che si conservarono intatte sino all’anno 1000. Dopo la conquista, giunsero coloni romani da Lucca per oc- cupare le terre che sino ad allora erano state condotte collettivamente (come oggi succede con le comuna- lie, boschi di proprietà comune agli abitanti di alcune frazioni delle alte valli del Taro e del Ceno). Gli inse- diamenti di queste valli dipendevano da Velleia, della quale, dal III secolo d.C., non si ha più notizia: forse fu rasa al suolo dalle orde barbariche. Tracce della guerra gotica del V sec. d. C. potrebbero ritrovarsi nei nomi della località “Gotra” e del “Monte Gottero”.

Nel VI secolo d.C. le nostre vallate furono terreno di conquista dei Longobardi, i quali lasciarono nella zona molti toponimi, tra cui la “Breia” (da “braida”, “pianura”) ove ora è il campo sportivo “vecchio”, costruito nel 1962. Un antico documento longobardo del VIII sec. (un lodo arbitrale) parla di una disputa tra gli “Homi- nes” di Bedonia, che coltivavano la Breia, ed il vescovo di Piacenza. Il nostro territorio era sul confine fra l’im- pero Bizantino (nelle chiese frazionali esistono dedicazioni tipiche di questa civiltà) e i territori Longobar- di. Di questo periodo è anche l’attività del monastero di Bobbio, guidata da San Colombano, che diede vita, grazie anche alla contemporanea conversione al cristianesimo del re longobardo Agilulfo, ad una rinascita dei nostri territori: possedimenti di questi monaci erano nelle Porcile e Calice di Bedonia. L’editto di Rotari permise inoltre di disciplinare la piccola proprietà rurale: traccia delle “casae massaricae” (imprese agricole familiari) si trova nei toponimi di Casalporino, Casaleto ,Casale d’Illica. Nella val Ceno si insediarono anche gli Arimanni, liberi guerrieri longobardi, in quella che prenderà il nome di “Silva Arimannorum”, foresta che si estendeva a nord del Monte Pelpi, da Bardi fino a Tolarolo.

L’antica Pieve di Bedonia è già citata nei documenti dell’anno 1000; nel XIII sec. arrivarono a Bedonia i Lan- di, antica famiglia del Piacentino che regnò per quasi cinque secoli anche sui comuni di Albareto, Bardi, Bor- go Taro, Compiano, Tornolo: Ubertino Landi, conte di Bedonia, fu il condottiero più famoso della casata, già podestà di Bergamo, Cremona e Siena, che morì nel 1297 a Montarsiccio e qui venne sepolto nella chiesa di San Martino. Federico Landi, che istituì il mercato di Bedonia nel 1500, fu nominato principe dall’Impera- tore Enrico V e diede in sposa sua figlia al Grimaldi, di Monaco, Onorato II. I Landi si estinsero con Polissena Landi, sposa di Andrea Doria alla fine del 1600.

Nei secoli questi possedimenti hanno sempre ricoperto il ruolo di “terre traverse” tra Pianura Padana e Mar Ligure: ancora oggi sono riconoscibili i diversi siti in cui, per offrire rifugio o per sorvegliare il transito, sorevano ospedali e caserme lungo i passi delle “vie del sale”. Bedonia passò quindi sotto i Farnese di Parma, a cui succedettero i Borbone nel ‘700

Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone, regnante sul ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (di cui Be- donia faceva parte) tramite il vescovo San Vitale, nel 1846, aiutò la fondazione del Seminario di Bedonia e visitò la frazione di Caneso, dove venne ospitata in casa Cavalli. In tutta la vallata la Duchessa fece migliora- re la viabilità costruendo diversi ponti in pietra, due dei quali sono ancora esistenti in val Gelana.

Nel 1848 Bedonia fu uno dei primi comuni ad aderire allo stato Piemontese con il plebiscito ricordato dall’omonima piazza di fronte alla chiesa parrocchiale, in cui si svolse la consultazione, e ove i Dragoni du- cali di Compiano furono disarcionati da cavallo.
Con l’Unità d’Italia Bedonia divenne sede di Mandamento e negli anni successivi ebbe suoi cittadini al Par- lamento, i Lagasi prima e i Micheli poi. Durante la seconda guerra mondiale Bedonia fu zona di reclutamen- to alpino (per la mitica Divisione Julia) e poi culla della Resistenza Partigiana per cui fu insignita di meda- glia d’argento.

Tratto dalla cartina dei sentieri